Suggerimenti del Garante su selfie, foto, chat e social network

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Il Garante della privacy ha riassunto, in una sua recente pubblicazione “estiva”, una serie di suggerimenti su selfie, foto, chat e social network e, più in generale, sull’utilizzo delle nuove tecnologie e sulla diffusione delle foto e dei video online.
I consigli possono essere utili per chiunque; e possono valere non solo per il periodo delle vacanze estive.

I problemi connessi alla gestione delle immagini sono infatti sempre più attuali e caratterizzano i “nuovi costumi sociali” di centinaia di milioni di persone, che utilizzano costantemente gli smartphones per pubblicare online le riprese di se stesse, di amici e di conoscenti; ma anche di sconosciuti, occasionalmente presenti e ripresi in luoghi pubblici o privati.

La voglia di condividere le proprie esperienze ed i propri pensieri con altri, mediante la pubblicazione di foto e video online, determina la contestuale condivisione di moltissime informazioni.
Alcune delle quali non autorizzate dai titolari dei diritti; ovvero che possono risultare “inopportune” per i contenuti od esporre a rischi imprevisti.

Di seguito, abbiamo quindi riassunto ed elencato i suggerimenti del Garante su selfie, foto, chat e social network e di consigli tratti dall’esperienza professionale.

Soggetti ripresi ed accorgimenti da adottare

Ogni volta in cui si scatta una foto o si registra un video, il primo pensiero deve essere rivolto ai soggetti che vengono ripresi.

Le seguenti macrocategorie consentono di indicare quali siano gli specifici accorgimenti da adottare, caso per caso, in ragione del soggetto ritratto nell’immagine:

  • se stesso
  • conoscenti
  • sconosciuti
  • maggiorenni
  • minorenni.

E’ generalmente possibile riprendere se stessi e pubblicare le proprie immagini online.
La regola generale trova però alcuni limiti; come nel caso in cui la persona sia minorenne; ovvero l’immagine abbia connotazioni politiche, religiose, sessuali, etc.

Le cose cambiano, invece, se nell’immagine compaiono altri soggetti.

Riprendere e pubblicare immagini di terzi

Quando il soggetto ritratto è un terzo, prima di riprendere e soprattutto di pubblicare le foto od i video è sempre necessario accertarsi che sia d’accordo sia sulla ripresa che sulla pubblicazione.
Quest’accortezza va adottata anche se la persona sia un conoscente. Bisogna infatti considerare che alcune persone potrebbero essere disponibili a farsi scattare una foto o riprendere in un video durante una determinata occasione, ma non a veder poi pubblicati sui social network o diffusi in chat (specie quelle di gruppo) le stesse fotografie od i video.
Quando poi i soggetti ripresi sono sconosciuti, occorre sempre richiedere la loro autorizzazione prima di ritrarli o pubblicarne le immagini.

Particolare attenzione andrà infine posta nel caso in cui siano inseriti nell’immagine o nel filmato tag contenenti i nomi ed i cognomi, la georeferenziazione, od altre indicazioni che rendano immediatamente – o, comunque, facilmente – riconoscibili i soggetti ripresi.

Proprio i tag e la geolocalizzazione possono invero creare i maggiori problemi nel caso in cui le immagini vengano condivise o pubblicate in rete (vedasi infra).

I minorenni

Considerazioni specifiche devono essere fatte nel caso in cui nelle immagini compaiano (solo od anche) soggetti minori di età, poichè la realizzazione di tali immagini e la loro eventuale pubblicazione devono essere autorizzate da un genitore.
In tali casi, sarebbe comunque sempre preferibile rendere irriconoscibili i volti dei minori, prima di condividere o pubblicarne le immagini in rete.

E’ bene infatti riflettere sul fatto che postare foto e video della vita di minori, magari accompagnati da informazioni come l’indicazione del nome, l’età o il luogo in cui sono stati ripresi, contribuisce a definire la loro immagine e la loro reputazione online. Spesso, indipendente da quella che potrebbe essere la loro volontà.

Considerando che ciò che viene pubblicato online o condiviso nelle chat di messaggistica rischia di non essere più nel controllo di chi ha effettuato la pubblicazione o la condivisione, nel caso in cui le immagini raffigurino (anche) minorenni, gli scrupoli da adottare devono certamente essere maggiori.

Occorre invero sempre tenere presente che quando qualcosa appare su uno schermo, non solo contiene più informazioni di quelle visualizzate (ad esempio, i dati di geolocalizzazione) ma può essere “catturato” e riutilizzato da chiunque per scopi impropri o per attività illecite.

Bisogna quindi sempre domandarsi sempre se i minori che vengono ripresi, in futuro potrebbero non essere “contenti” di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d’accordo con l’immagine che terzi – compresi i propri genitori – gli hanno “costruito” online.
Non a tutti piace l’idea di trovarsi, nell’età dell’adolescenza od in quella in cui si accede al mondo del lavoro, con le immagini dell’album di famiglia ormai divenute pubbliche ed a disposizione illimitata di chiunque.

I Tag

Cosa sono i tag?

I tag sono le informazioni aggiuntive (c.d. etichette) che vengono associate ad un file.

Tipici esempi di tag associati ai files contenenti le immagini possono essere: il nome e/o il cognome e/o il soprannome delle persone che appaiono nell’immagine stessa.
Altri tag – generalmente creati automaticamente dai dispositivi elettronici utilizzati per la realizzazione dell’immagine o la sua diffusione – possono essere:

  • il luogo in cui viene realizzata l’immagine (la c.d. geolocalizzazione);
  • la data e l’ora in cui è stata realizzata o pubblicata l’immagine;
  • il dispositivo con cui è stata realizzata o pubblicata l’immagine;
  • l’utente che ha realizzato o pubblicato l’immagine.

I tag, se presenti, sono automaticamente acquisiti dai motori di ricerca e sono liberamente accessibili a chiunque.

Permettono quindi di individuare, a posteriori e tramite ricerca mirata, le immagini pubbliche in cui compare una persona o quelle che sono state scattate in un determinato luogo od in un determinato giorno.
L’utilizzo dei tag consente a chiunque di acquisire, mediante i motori di ricerca, molte informazioni dalle immagini pubblicate in rete; e di elaborare tali informazioni nei modi più disparati, senza sostanzialmente che si possa poi porre alcun limite.
Pertanto, il loro uso deve essere fatto con “coscienza”. Anche per evitare di ledere i diritti – soprattutto, quello alla “riservatezza” – dei terzi.

E’ sempre opportuno verificare e gestire (eventualmente, eliminandoli o limitandoli) i tag generati dai dispositivi con i quali vengono realizzate le foto od i video; ed i tag generati dalle applicazioni con cui vengono poi condivisi o pubblicati i files sui social network.

La geolocalizzazione

La geolocalizzazione – ossia l’indicazione (reale o fittizia) della posizione geografica del luogo dove è stata scattata la foto o ripreso il video – è uno dei tag che può creare i maggiori problemi.

Ciò in quanto consente di conoscere il luogo, la data e l’orario nei quali sono state scattate le foto o ripresi i video pubblicati online.
Tramite la geolocalizzazione, chiunque può conoscere il luogo (e la data) in cui si trovavano la persona che ha realizzato l’immagine nonchè la persona o le persone in essa riprese.
Inoltre, tali dati consentono di associare ad un luogo ed ad un utente le persone e/o gli oggetti raffigurati nelle immagini.
Ad esempio, dalle foto di un appartamento o di un ufficio è possibile ricavare indicazioni sulle misure di protezione (tipologia delle serrature e delle finestre, presenza di telecamere, allarmi o inferriate, ecc.); oppure sulla presenza di oggetti di valore (tv, quadri, ecc.).

La pubblicazione di questo genere di informazioni sulle chat o sui social network permette ad eventuali malintenzionati di sapere cosa poter rubare, come farlo e quando farlo, beneficiando dell’assenza del proprietario di casa o del titolare della ditta.
Il pericolo di diffusione di tali informazioni aumenta, poi, se in rete viene anche specificata la durata della permanenza in un luogo lontano da casa o le date di partenza/ritorno.

l’IA-Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale ha determinato, in un lasso di tempo decisamente breve, l’insorgenza di vari problemi; anche relativi alle immagini ed ai video diffusi in rete.

Gli strumenti di intelligenza artificiale, applicati alle immagini fotografiche ed ai filmati, consentono infatti di elaborare milioni di immagini, i tag ad esse associati, di riconoscere gli oggetti e, tramite il c.d. riconoscimento facciale, le persone raffigurate.

L’ampissima e libera disponibilità di immagini pubblicate in rete ha permesso ai modelli di perfezionarsi a tal punto da consentire riconoscimenti pressoché privi di errori.

Il riconoscimento facciale

Uno dei metodi più avanzati di riconoscimento è il “riconoscimento facciale“, ossia qualsiasi sistema – in genere, derivato dall’associazione di hardware e di softwares – che sia in grado di rilevare da un’immagine i dati biometrici, le caratteristiche biofisiche uniche e irripetibili dei soggetti rappresentanti; e di analizzarle e confrontarle con i dati acquisiti ed archiviati, permettendo così di collegare le caratteristiche del volto a una precisa persona. Effettuandone, appunto, il riconoscimento.

L’utilizzo, sempre più diffuso, delle tecniche di riconoscimento determina evidenti e gravissimi rischi per la tutela della privacy e dei diritti fondamentali dell’essere umano (abbiamo trattato il problema QUI).

Grazie alle nuove tecnologie, che applicano gli algoritmi di intelligenza artificiale, il riconoscimento degli oggetti ed il riconoscimento facciale permettono di effettuare, in automatico e su un numero sostanzialmente infinito di files, ricerche basate sulle immagini pubblicate in rete e di identificarne i contenuti, le persone, le loro caratteristiche e di “profilare” i risultati.

Gli algoritmi più sviluppati consentono anche di acquisire dati riguardanti l’emotività dei soggetti ripresi; la stima della loro etnia, del loro genere e della loro età; oltrechè di tutti gli altri attributi basati sul loro volto.

Il rischio di “profilazione” di qualsiasi persona ripresa in un’immagine pubblicata online è così elevato che si sta cercando di ideare e realizzare delle “contromisure”, atte a tutelare la privacy ed i diritti dei singoli.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto ha recentemente creato un “filtro privacy” per le foto, che utilizzando un “controalgoritmo” impedisce ai sistemi di riconoscimento facciale di rilevare e riconoscere i volti (potete approfondire il tema QUI).

Tutelare se stessi

I suggerimenti del Garante su selfie, foto, chat e social network mirano, innanzi tutto, alla tutela di se stessi.

Questo è il primo passo per tutelare anche i diritti dei soggetti che compaiono nelle foto e nei video realizzati e diffusi in rete.

La propria tutela parte dalla scelta di una password complessa per i propri accounts; dall’attivazione del controllo degli accessi ai propri profili social, in modo che sia possibile accorgersi in tempo di eventuali accessi abusivi alle proprie pagine social e di furti di identità.
Vanno poi effettuati tutti gli aggiornamenti disponibili; ed attivato il backup dei propri dispositivi, che deve essere possibilmente criptato e salvato su supporti sicuri e difficilmente accessibili.

Occorre prestare la massima attenzione ai permessi che si concedono alle applicazioni che richiedono l’accesso alle foto o ai filmati salvati sui propri pc, smartphone o tablet.
Prima di autorizzare l’accesso, occorre capire a quale scopo potrebbero essere utilizzate o diffuse le immagini e quelle che ritraggono altri soggetti salvati sulle memorie dei dispositivi.

Privacy personale e social network

Per tutelarsi, è poi indispensabile controllare (periodicamente) le impostazioni della privacy degli account dei social network, limitando la visibilità e la condivisione dei post ai soli amici; o comunque ad utenti di cui si sia certi dell’identità.

Non si devono accettare utenti sconosciuti nella cerchia delle proprie amicizie online o tra i propri contatti.
Sempre più spesso, infatti, i malintenzionati creano profili falsi, che sfruttano il nome ed il cognome di contatti reali per indurre in errore ed essere accettati come “amici”.
Un profilo con pochi amici o poca attività spesso è un profilo “fake”.

In definitiva, se in rete la possibilità di subire attacchi o furti di dati è costante e sempre più caratterizzata dallo sfruttamento di tecnologie all’avanguardia, è certo che la corretta applicazione dei summenzionati consigli possa aumentare la sicurezza Vostra e dei Vostri dati.


Per approfondire il tema, potete leggere il testo integrale dei suggerimenti del Garante su selfie, foto, chat e social network QUI →

Per consulenza od assistenza sugli argomenti trattati in questo articolo potete contattare l’avv. Andrea Spreafico.

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