IA-Intelligenza Artificiale ed assistenza legale

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Il tema dell’applicazione della IA-Intelligenza Artificiale alla assistenza legale è sempre più al centro dell’attenzione degli Avvocati e degli Studi Legali.

Sebbene, allo stato, non vi sia un univoco consenso all’applicazione degli algoritmi di intelligenza artificiale al quotidiano lavoro di consulenza ed assistenza legale, è indubbio che l’IA-Intelligenza Artificiale avrà un impatto sui servizi legali.

I principali dubbi sollevati dagli Avvocati riguardano questioni di utilizzo dei (primi) softwares che sfruttano l’intelligenza artificiale generativa, in quanto i risultati sarebbero ancora privi di accuratezza, caratterizzati da incoerenza ed, a volte, da errori palesi (le c.d. allucinazioni).

Occorre osservare che, allo stato, siano accessibili all’uso solo chatbot di IA generici; o comunque “adattati” alla materia legale.

E’ però prevedibile che, in breve tempo, possano divenire disponibili sistemi di intelligenza artificiale generativa specializzati, progettati specificamente per il settore legale.

L’obiettivo, già dichiarato, è quello di permettere una semplificazione dei compiti degli Avvocati; anche mediante l’automazione di una serie di processi.

Ma lo stato della tecnica è già tale da permetterlo?

I modelli linguistici di grandi dimensioni

I modelli linguistici di grandi dimensione (LLM) rappresentano un progresso pioneristico nel campo dell’IA. Ed, in particolare, nell’elaborazione del linguaggio naturale.

Questi modelli sono sottoposti ad un’ampia formazione, realizzata in due fasi:

  • nella fase di pre-formazione, vengono addestrati su un ampio set di dati senza annotazioni manuali, stabilendo una comprensione di base del linguaggio;
  • nella fase di messa a punto, i modelli vengono addestrati su set di dati più piccoli e specifici per determinate attività, con annotazioni manuali.

Il più famoso strumento che utilizza i modelli linguistici di grandi dimensioni è attualmente GPT di OpenAI.

L’Intelligenza Artificiale generativa (GenAI)

L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) è composta da sistemi di intelligenza artificiale in grado di generare testo, immagini od altri media in risposta a specifiche richieste.

Il funzionamento della GenAI si basa sull’utilizzo dei modelli linguistici di grandi dimensioni ed ha una capacità di generare outputs che ricordano il linguaggio umano.

Occorre tenere presente che il compito principale dell’intelligenza artificiale generativa rimane la previsione del “token successivo“, ossia delle parole o delle frasi successive in una stringa di parole.

Pertanto, le risposte generate dalla GenAI possono essere vere o meno.

Ed è difficile, anche per i professionisti di settore, accertare nel dettaglio la “falsità” di alcune risposte generate dall’intelligenza artificiale. Soprattutto se inserite in contesti testuali molto ampi e complessi.

Le Linee Guida della Federazione Europea degli Avvocati

La Fédération des Barreaux d’Europe ha ritenuto che sia indispensabile formare gli Avvocati ad un utilizzo responsabile e deontologicamente corretto nella professione forense dei modelli linguistici di grandi dimensioni e degli strumenti di intelligenza artificiale generativa basati su di essi.

Ha così elaborato sette principi di buone prassi professionale, finalizzati a mantenere alti standard etici, a salvaguardare la riservatezza dei clienti, ad assicurare un utilizzo consapevole e responsabile dell’intelligenza artificiale generativa e dei modelli linguistici di grandi dimensioni nel contesto legale.

Le sette buone pratiche

L’elenco delle buone pratiche individuate nelle Linee Guida destinate agli Avvocati è il seguente:

  1. comprendere la tecnologia della IA generativa
  2. riconoscere le limitazioni e il contesto
  3. rispettare le regole esistenti sulla IA
  4. integrare le competenze legali
  5. assicurare il rispetto del segreto professionale
  6. garantire la protezione dei dati personali e della privacy
  7. informare i Clienti ed assumersi la responsabilità.
Comprendere la tecnologia della IA generativa

Ogni Avvocato, che intenda avvalersi nella sua professione dell’Intelligenza Artificiale, ha il preventivo onere di conoscerne la tecnologia di funzionamento.
La conoscenza consentirà di assumere decisioni consapevoli in merito all’utilizzo appropriato e responsabile della tecnologia.

Riconoscere le limitazioni e il contesto

E’ imprescindibile considerare i limiti (attuali) di questa tecnologia.

Nonostante i continui progressi, i contenuti generati dall’intelligenza artificiale potrebbero non essere sempre del tutto accurati, completi o aggiornati. Inoltre deve considerarsi che, allo stato, non esistano software specifici per l’uso legale.

E’ quindi indispensabile verificare sempre gli outputs generati dal sistema.

Rispettare le regole esistenti sulla IA

Trattandosi di una tecnologia in continua evoluzione, anche le norme ed i regolamenti che la riguardano sono in continua evoluzione.

Per tale motivo, occorre rimanere aggiornati sul Regolamento sull’intelligenza artificiale dell’UE, che è attualmente in fase di approvazione.

Inoltre, è fondamentale che l’Avvocato sia a conoscenza di eventuali normative nazionali o stabilite dagli Ordini Forensi, alle quali dovrà attenersi.

Integrare le competenze legali

La GenAI dovrebbe essere uno strumento finalizzato ad integrare le competenze dell’Avvocato; per semplificare le attività professionali e migliorare l’efficienza dei servizi offerti ai Clienti.

La GenAI non deve sostituirsi alle competenze dell’Avvocato.

L’Avvocato deve sempre mantenere il proprio giudizio professionale, la propria capacità critica e la propria competenza, nella disamina delle questioni giuridiche di cui si occupa e nell’individuazione delle soluzioni che meglio tutelano gli interessi dei Clienti.

Assicurare il rispetto del segreto professionale

Uno degli aspetti più delicati che caratterizzano, attualmente, l’utilizzo dei sistemi “generalisti” di GenAI è quello attinente il segreto professionale.

L’utilizzo di strumenti o piattaforme di intelligenza artificiale generativa determina, spesso, la concessione dell’autorizzazione all’utilizzo dei dati inseriti. A volte, anche la concessione dell’autorizzazione ad utilizzare dati in possesso dell’utente, su vari supporti informatici accessibili dalla rete.

L’inserimento diretto o indiretto dei dati del Cliente nei prompt dei sistemi di GenAI potrebbe potenzialmente determinare una loro acquisizione ed ulteriore elaborazione delle informazioni fornite da parte del sistema. Con conseguente potenziale violazione degli oneri derivanti dal dovere di mantenimento del segreto professionale.

In un tale contesto, l’Avvocato deve prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggere la riservatezza delle informazioni in suo possesso e delle comunicazioni dei Clienti.

Inoltre, deve prestare particolare attenzione ed implementare efficaci misure di sicurezza per salvaguardare i dati sensibili che tratta.

Garantire la protezione dei dati personali e della privacy

Altro aspetto delicato riguarda la necessità di proteggere i dati dei Clienti.

Allo stato attuale, l’inserimento di dati personali nei sistemi di GenAI richiede l’acquisizione di un’adeguato consenso da parte dei Clienti. Gli strumenti di GenAI infatti non solo elaborano i dati per generare le risposte richieste dall’utente, ma utilizzano i dati inseriti per migliorare il sistema stesso.

Va ricordato, sul punto, che il Garante per la protezione dei dati personali abbia recentemente notificato ad OpenAI, la Società che gestisce la piattaforma di intelligenza artificiale ChatGPT, l’atto di contestazione per aver violato la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Tali aspetti rendono necessaria, anzi indispensabile, una valutazione scrupolosa da parte dell’Avvocato della conformità della GenAI al GDPR e l’adozione di misure appropriate per affrontare i potenziali rischi attinenti la privacy.

Informare i Clienti ed assumersi la responsabilità

L’Avvocato deve fornire una comunicazione trasparente ai Clienti in merito all’uso di GenAI nellle attività dello Studio legale, spiegando se venga utilizzata, lo scopo di tale utilizzo, i vantaggi, le limitazioni e le garanzie di sicurezza adottate.

L’Avvocato che utilizza GenAI deve assumersi la responsabilità degli esiti e delle conseguenze del suo utilizzo della GenAI.


Il nostro approccio professionale

L’approccio del nostro Studio Legale riguardo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale è definibile come “interessato ma cauto“.

Abbiamo provveduto a valutare i servizi offerti dai sistemi di GenAI e ad effettuare prove d’uso (la stesura di lettere, la redazione di pareri, la predisposizioni di atti, etc.) con alcuni degli strumenti attualmente più diffusi.

La verifica dei risultati è stata in linea con le nostre aspettative: a fronte di outputs in tempi certamente molto rapidi, il livello della completezza e della correttezza, sia formale che giuridica, dei contenuti dei testi prodotti da tali sistemi è risultato ancora decisamente inferiore agli standards professionali che siamo soliti garantire ai nostri Clienti.

Lo stato dei sistemi di GenAI utilizzabili nella professione

Allo stato, il sistema di GenAI italiano espressamente dedicato ai professionisti (avvocati, ingegneri, etc.) ha ancora un margine di errore del 25%: un risultato professionalmente inaccettabile.

Inoltre, malgrado la vasta e libera reperibilità di modelli di atti e di sentenze in rete ai quali i modelli linguistici di grandi dimensione possono accedere, abbiamo rilevato che negli outputs siano presenti errori tali da necessitare, in caso di loro utilizzo per scopi professionali, controlli e correzioni che, in termini di tempo e risorse umane complessivi, non sono compatibili con la tipologia di prestazioni che caratterizza la maggior parte dei nostri incarichi professionali.

Una caratteristica comune ai sistemi di GenAI più avanzati è quella di restituire testi apparentemente completi e di conformi anche a livello giuridico, ma che ad un esame professionale approfondito “nascondono” errori od omissioni, a volte davvero poco percepibili; che, in caso di uso e se non emendati, potrebbero determinare pregiudizi nell’assistenza del Cliente.

Pertanto, siamo giunti alla conclusione che, malgrado il continuo sviluppo degli strumenti, sia ancora indispensabile l’intervento “umano” dell’Avvocato per poter ottenere risultati idonei per gli standars professionali.

Abbiamo invece osservato migliori risultati con l’utilizzo dei softwares di dettatura vocale implementati con sistemi di GenAI. In tali casi, dopo un periodo di utilizzo e l’acquisizione da parte del sistema di nostri testi campione, la percentuale di errori si è rilevata molto contenuta.

Grazie alla facilità d’uso di tali strumenti, è presumibile che la loro integrazione in ambito professionale avvenga in tempi celeri; volta che, comunque, saranno stati risolti i problemi connessi alla gestione della privacy dei dati e dei diritti sui contenuti.

Gli strumenti di GenAI che utilizziamo attualmente

In forza delle considerazioni che precedono, lo Studio ha scelto di non rendere ai nostri Clienti servizi basati su outputs derivanti da softwares che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa, nemmeno per i servizi a basso livello di complessità; e di non utilizzare i dati dei Clienti con softwares di terze parti che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa.

Gli unici strumenti di GenAI attualmente in uso nel nostro Studio sono:

  • quello integrato nel software con cui effettuiamo le ricerche nelle banche dati che raccolgono i testi normativi ed i precedenti giurisprudenziali;
  • quello integrato nei servizi di Google con cui gestiamo, in modo semplice ed automatico, alcune delle richieste più semplici che gli utenti della rete formulano attraverso i prompt di Google.

L’uso della GenAI nelle ricerche nelle banche dati rende possibile analizzare più rapidamente gli archivi ed ottenere risposte quasi immediate, con una individuazione delle informazioni rilevanti ed una precisione che supera i metodi tradizionali.

Gli strumenti che utilizziamo, oltre ad accelerare e perfezionare il processo di ricerca, riescono inoltre ad individuare risultati più articolati e connessioni tra i risultati, che possono contribuire alla formulazione di nuove teorie ed approcci alternativi nelle strategie di assistenza ai Clienti.
Con evidenti e positivi effetti sui servizi professionali di consulenza e di assistenza che rendiamo loro.

Mentre, l’uso del chatbot di Google ci consente di gestire le interazioni preliminari con gli utenti della rete, risolvendo tempestivamente i loro dubbi ed orientando i nuovi potenziali Clienti, prima che incontrino uno dei nostri Avvocati.
Questo non solo rende più efficiente (e gratuito) il servizio che rendiamo, ma migliora anche l’esperienza dei potenziali Clienti.

In futuro, è probabile che il nostro Studio aumenterà l’utilizzo dei sistemi che sfruttano l’IA-Intelligenza Artificiale, al solo scopo di migliorare i livelli di assistenza legale che offriamo ai Clienti.

Gli oneri deontologici

Un altro degli aspetti che ha determinato la nostra scelta di non avvalerci, oggi, di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale nell’assistenza che forniamo ai Clienti è quello del (necessario) rispetto degli oneri dettati dal Codice deontologico professionale.

In quest’ambito, abbiamo verificato che i Termini di servizio stabiliti dai principali fornitori di GenAI – che per la maggior parte hanno sedi extra UE – non sempre garantiscano la piena conformità dei loro servizi agli standard deontologici legali.

E, conseguentemente, abbiamo escluso di poterci avvalere di tali strumenti nell’ambito dello svolgimento della nostra professione di Avvocati.


Se desiderate approfondire l’argomento, potete leggere il testo integrale delle Linee Guida QUI → ovvero contattare l’avv. Andrea Spreafico.

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