I primi passi (falsi) della videosorveglianza universale

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L’analisi integrata dei dati offerti dalle nuove tecnologie permette un controllo sostanzialmente illimitato delle persone, sia in ambito pubblico che nella sfera privata.
Ed, in particolare, necessita di estrema attenzione il trattamento delle immagini (fotografie e video) che permettono di identificare le persone – tramite i softwares di riconoscimento facciale – nel contesto pubblico.

I nuovi modelli di videosorveglianza “universale” potrebbero introdurre, di fatto e senza trovare limitazioni nella normativa vigente, un cambiamento non reversibile nel rapporto tra individui ed Autorità.

Per questi motivi, il Garante della privacy ha esaminato ed emesso un parere su uno dei primi sistemi di videosorveglianza che il Ministero degli Interni intende utilizzare: il sistema S.A.R.I. Real-Time.
Il parere ha evidenziato i gravissimi rischi per le libertà individuali insiti nell’utilizzo di questi nuovi sistemi di riconoscimento facciale.

L’utilizzo della videosorveglianza per finalità repressive

L’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale per finalità di prevenzione e repressione di reati è infatti oggetto di sempre maggiore attenzione a livello mondiale.
Recentemente, le linee guida del Consiglio d’Europa hanno segnalano l’intrusività che tali tecnologie comportano per il diritto alla vita privata e alla dignità delle persone. Nonchè il rischio di ripercussioni negative su altri diritti umani e sulle libertà fondamentali.

Queste tipologie di sistemi realizzano infatti un trattamento delle immagini automatizzato e su larga scala; trattamento che può riguardare chiunque, in modo indiscriminato.

Per consentire l’identificazione di una persona in un luogo pubblico, i sistemi attuano infatti il trattamento biometrico di tutte le persone presenti nel luogo pubblico monitorato.
Ciò consente ai sistemi di generare i modelli di tutte le persone riprese e di confrontarli poi con quelli delle persone incluse nella “watch-list”.

Pertanto, un simile funzionamento determina una evoluzione della natura stessa dell’attività di sorveglianza: si passa dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale allo scopo di identificare alcuni individui.

I primi passi (falsi) della videosorveglianza di Stato

Il parere emesso dal Garante della privacy evidenzia le criticità determinate, in un Paese democratico, dall’utilizzo incontrollato delle possibilità offerte dalle tecnologie di riconoscimento facciale.

L’equilibrio tra diritti umani e libertà individuali riconosciute dalla Costituzione, da un lato, e finalità di prevenzione o repressione dei reati perseguite dall’Autorità, dall’altro, viene posto in serio pericolo.
L’utilizzo di tali strumenti determina una forte interferenza con la vita privata delle persone interessate. E deve trovare, pertanto, la propria giustificazione in una adeguata base normativa.

Il parere del Garante sul sistema S.A.R.I. Real-Time ben evidenzia i rischi connessi a tali trattamenti dei dati ed i primi passi falsi in cui è incorsa la videosorveglianza universale di Stato.

Il sistema S.A.R.I. (Sistema Automatico Riconoscimento Immagini) del Ministero dell’Interno

Il sistema S.A.R.I.  è ideato per garantire agli operatori di polizia un sistema automatico di ricerca della identità di un volto presente in un’immagine, all’interno di una banca dati selezionabile di volta in volta dall’utente, con connessa previsione disfunzionalità di ricerca sulla base delle ulteriori informazioni associate alle immagini.

La ricerca potrà avvenire secondo le seguenti tre modalità:

  1. sulla base dell’immagine del volto (ricerca su base volto)
  2. sulla base di informazioni anagrafiche o descrittive associate alle immagini nella banca dati fotosegnalati (ricerca su base anagrafica/descrittiva)
  3. su base combinata dei metodi di cui ai precedenti punti 1 e 2 (ricerca combinata).

Il sistema S.A.R.I. Real-Time

Il sistema “S.A.R.I. RealTime” è una soluzione informatica che consente il riconoscimento facciale ed in grado di poter garantire dei risultati in tempo reale su più flussi “video live” provenienti da telecamere.

I volti presenti nei fotogrammi dei diversi stream videovengono analizzati e confrontati mediante un algoritmo di riconoscimento con quelli presenti in una “watchlist”, permettendo al sistema di generare un “alert” in caso di confronto positivo.

E’ quindi evidente che l’utilizzo indiscriminato dei dati (aggregati) offerti da simili sistemi informatici possa costituire un gravissimo rischio per le libertà individuali dei cittadini.

Potete approfondire il funzionamento dei sistemi S.A.R.I. e S.A.R.I. Real-Time cliccando QUI →


Per approfondire scarica il parere del Garante QUI →

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