Sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa.
Il caso era quello di un vuoto di tutela dell’interesse di un minore, nato da fecondazione eterologa praticata all’estero da due donne il cui rapporto, dopo anni, era diventato conflittuale.
Malgrado la Corte abbia dichiarato l’inammissibilità delle questioni di legittimità sollevate, con la sentenza n. 32/2021 depositata lo scorso 9 marzo ha indicato, in via esemplificativa, gli ambiti entro cui potrebbe svolgersi l’intervento del legislatore per assicurare adeguata tutela ai minori: dalla riscrittura delle previsioni sullo status filiationis, a una nuova tipologia di adozione che garantisca tempestivamente la pienezza dei diritti dei nati.
Per la Corte “risulta evidente che i nati a seguito di PMA eterologa praticata da due donne versano in una condizione deteriore rispetto a quella di tutti gli altri nati, solo in ragione dell’orientamento sessuale delle persone che hanno posto in essere il progetto procreativo. Essi, destinati a restare incardinati nel rapporto con un solo genitore, proprio perché non riconoscibili dall’altra persona che ha costruito il progetto procreativo, vedono gravemente compromessa la tutela dei loro preminenti interessi“.
Solo un intervento del legislatore, che disciplini in modo organico la condizione dei nati da PMA da coppie dello stesso sesso, consentirebbe di ovviare alla frammentarietà e alla scarsa idoneità degli strumenti normativi ora impiegati per tutelare il “miglior interesse del minore”.
Il Supremo Collegio ha quindi concluso la trattazione del ricorso invitando il legislatore, nell’esercizio della sua discrezionalità, a colmare al più presto il denunciato vuoto di tutela, a fronte di incomprimibili diritti dei minori.
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