Giustizia predittiva ed Intelligenza Artificiale

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Giustizia predittiva ed Intelligenza Artificiale: verso una giustizia dominata dalle macchine?

Il tema – che ai più potrebbe apparire fantascientifico – è oggi oggetto di sempre maggior interesse: soprattutto in relazione alle potenzialità offerte in tema di efficientamento e velocizzazione dei giudizi, che potrebbero quindi risolvere i maggiori problemi (tempi eccessivamente lunghi, costi elevati e qualità non sempre eccelsa) della giustizia italiana, in sintonia con le richieste formulate dall’Europa ed accolte nel PNRR (ne abbiamo parlato QUI →).

Abbiamo pertanto pensato di approfondire questo argomento.

Cos’è la “giustizia predittiva”?

Secondo un orientamento maggioritario (ma non consolidato) per “giustizia predittiva” deve intendersi la possibilità di prevedere l’esito di un giudizio, sia civile che penale, per il tramite di calcoli algoritmici.
La giustizia predittiva consente dunque non di predire, come farebbe una sfera di cristallo, ma di determinare, per mezzo dell’applicazione di tecniche quantitative (gli algoritmi di Intelligenza Artificiale), le probabilità di ogni possibile esito di una specifica controversia.

Il diritto è una scienza, che trova la sua principale ragione giustificativa nella misura in cui è garanzia di certezza.
Il diritto nasce per attribuire certezza alle relazioni umane, tramite una complessa attribuzione di diritti e doveri.
In quest’ambito, si ritiene possa trovare spazio un sistema di gestione delle informazioni e di “restituzione di risposte” tramite complessi algoritmi.

La giustizia predittiva può essere quindi definita come lo strumento informatico, fondato su una base di dati giurisprudenziali, che, con l’aiuto di algoritmi di cernita/smistamento e (quelli più perfezionati) di “reti neuronali”, permette di anticipare quali saranno le probabilità statistiche di successo in una controversia giuridica.

Si tratta di utilizzare le potenzialità offerte dalla tecnologia e dall’utilizzo degli algoritmi di Intelligenza Artificiale.
In tale ambito, l’AI permetterebbe di aumentare la qualità del processo decisionale e strumento di supporto al sistema giustizia, volto a favorire una riduzione dei tempi della giustizia.

Cos’è la Intelligenza Artificiale (AI)?

L’Intelligenza Artificiale può essere definita come la capacità di un sistema tecnologico (hardware e software) di fornire prestazioni assimilabili a quelle dell’intelligenza umana (cd. reti neurali artificiali).
Ossia l’abilità di risolvere problemi o svolgere compiti e attività tipici della mente e del comportamento umano.
Ciò presuppone, nei sistemi più avanzati, la capacità non soltanto di trattare automaticamente enormi quantità di dati e fornire le risposte per le quali tali sistemi sono stati programmati; ma anche di acquisire, sulla base di appositi algoritmi di apprendimento, l’attitudine a formulare previsioni o assumere decisioni.

In ambito “giustizia”, ci si riferisce innanzitutto alla raccolta e catalogazione su larga scala delle decisioni giudiziarie e alla messa a disposizione dei dati, ovvero al trattamento automatizzato di questi dati.

In questo quadro, l’Intelligenza Artificiale permetterebbe di strutturare i dati per renderli intellegibili, di calcolare delle correlazioni e di proporre delle valutazioni di probabilità di rigetto dell’istanza giudiziale in un settore specifico. È grazie a questo che si parla di giustizia predittiva.

Gli open data già ora hanno permesso una forte evoluzione del ruolo del Giudice ed il confronto delle loro analisi, favorendo così la coerenza delle decisioni giudiziarie: e, conseguentemente, la loro previsione.

I rischi

Ovviamente, l’utilizzo della tecnologia nel campo della giustizia (umana) determina anche gravi fattori di rischio. Che non possono essere sottovalutati.

In primo luogo, il rischio di automatizzazione e standardizzazione delle decisioni giuridiche.
Al quale potrebbe conseguire il rischio di “rigidità” delle decisioni. Ciò in quanto le previsioni proverrebbero da ciò che è già stato giudicato e la giurisprudenza cesserebbe così di evolvere.

Inoltre, potrebbe prospettarsi un rischio di parzialità, nel caso in cui gli algoritmi determinassero “errori” valutativi.

Altro problema che si porrebbe è quello riguardante il soggetto incaricato di creare e/o controllare l’applicazione della tecnologia.
In tale ambito, la complessità degli algoritmi di Intelligenza Artificiale potrebbe impedire a Giudici ed avvocati di compiere le verifiche loro spettanti in ordine alla corretta applicazione dei “meccanismi predittivi”.
Con evidente nocumento per i diritti delle parti in giudizio.

Infine, non può essere sottovalutato il rischio derivante dagli interessi delle grandi multinazionali che operano nel campo dell’Intelligenza Artificiale ad aggiudicarsi tali incarichi. Nonchè la difficoltà di mantenere tali soggetti sotto il controllo pubblico.
Non è fantascenza il pensare che possa concretizzarsi il rischio che le multinazionali – votate al profitto – impongano la loro visione dell’economia e della società. Anche attraverso l’alterazione dei meccanismi applicativi della giustizia, con conseguenze pregiudizievoli sulle libertà individuali e i valori democratici.

Verso una Giustizia senza Avvocati…?

A fronte di tante potenzialità e di altrettante criticità, l’attenzione degli Avvocati affinchè la Giustizia venga amministrata con criteri e meccanismi sempre trasparenti è massima.

Il ruolo dell’avvocatura rimane infatti quello di massimo garante dei diritti delle parti.
Tanto da far prevedere che la giustizia predittiva non ne provocherà la scomparsa.

Semmai – amplificando un fenomeno già esistente – renderà “superflue” quelle attività professionali caratterizzate dalla semplicità e dalla ripetitività.


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